La capacità dell’uomo di misurarsi da sempre con la pietra, calcarenite, l’aveva portato a scavare ardite soluzioni architettoniche con l’intento di rendere il più possibile abitabile una semplice grotta. Alle grotte si aggiungeranno nel tempo, palazzi, balconi, bifore, balaustre, vicoli con un semplice susseguirsi di stradine che apparentemente senza alcun ordine si sovrapponevano alle grotte, fungendo da tetto e lasciando uscire qua e la i camini. Il susseguirsi dello scavato al costruito, l’articolarsi dei tortuosi percorsi ha dato origine a frequenti cortili, piazzette sui quali si affacciavano numerose case-grotte che costituivano il Vicinato. Uno spazio esterno, quindi, quasi sempre semicircolare che aveva al centro il pozzo con la cisterna di acqua e ai lati la “PILA”, una vasca a forma di parallelepipedo ricavata anch’essa dallo scavo di un blocco di tufo. Tutto intorno, dai tetti delle case l’acqua piovana veniva fatta confluire attraverso le grondaie formate da embrici in cotto al centro del vicinato e da li cadeva nella cisterna. Un ingegnoso sistema di canalizzazione ancora leggibile sul territorio, la cui tecnica era già presente sin dalla preistoria. I numerosi nuclei familiari, formati anche da dieci e oltre unità che vivevano ognuna delle case-grotta, le difficoltà legate alla scarsa abitabilità di quegli ambienti, portava i gruppi familiari a vivere la vita domestica nella corte esterna del vicinato, in stretto rapporto tra di loro creando nel tessuto abitativo dei Sassi tante piccole comunità fortemente legate tra loro da regole di convivenza e di rispetto. La “chiazzodd” di Piazzetta San Pietro Caveoso è il più bell’esempio di vicinato di tutto il centro storico. Formato da dieci case-grotta sulle quali sono organizzate delle abitazioni tre delle quali caratterizzate da altrettante rampe convergenti verso il centro dello spazio.
The "Vicinato" (neighbourhood)
Matera, 1951
(Henry Cartier-Bresson). The ``Vicinato`` at Sasso Caveoso.